L’arcivescovo Chacour: «Un bagno di sangue per i cristiani»

L’arcivescovo Chacour: «Un bagno di sangue per i cristiani»
“In Tunisia, in Egitto, in Iraq, in Libia e ora in Siria quello a cui assistiamo è uno spargimento di sangue oceanico. Molti muoiono ma quelli che perdono di più sono i cristiani”, mentre le speranze del “popolo che per la prima volta si è rivoltato contro i regimi” sono state tradite a causa del “pericolo” che venga imposta “la sharia”, la legge islamica. A lanciare l’allarme per i cristiani del medio Oriente è l’arcivescovo Elias Chacour, capo della Chiesa cattolica greco-melchita israeliana, la comunità cristiana più numerosa in Israele con circa 80 mila fedeli su un totale di circa 150 mila cristiani nel Paese.

Incontrando un gruppo di giornalisti, monsignor Chacour ha espresso tutta la sua preoccupazione per la comunità cristiana della Siria, costretta in gran parte ad abbandonare il Paese a causa della guerra civile. Ha evocato il parallelo con quanto avvenuto in Iraq. “Non abbiamo stime precise sul numero di quanti sono dovuti fuggire dalla Siria in Libano, in Giordania e in Turchia – spiega l’arcivescovo cattolico – ma una volta nel Paese
c’erano due milioni di cristiani e 160 piccoli villaggi cristiani che ora sono completamente vuoti”. “Mi chiedo – protesta monsignor Chacour – che cosa stia facendo il mondo occidentale per non intervenire”. “Noi non eravamo felici con i regimi totalitari – precisa -, ma non lo siamo nemmeno oggi perché c’è il pericolo della Sharia”, la legge islamica. Sul lungo termine, aggiunge, “non sappiamo cosa potrà succedere”.

(Fonte: www.avvenire.it )

“Si fermi l’invio di armi in Siria”

“Si fermi l’invio di armi in Siria”: l’appello del Patriarca greco cattolico Gregorio III

di Beatrice Bertozzi

Ci appelliamo al mondo intero perché si blocchi l’invio di armi in Siria“. È l’appello lanciato, in una dichiarazione inviata all’Agenzia Fides dal Patriarca greco cattolico Gregorio III Laham all’indomani delle esplosioni in un quartiere di Damasco.

Gregorio III Laham Patriarca greco cattolico

Gregorio III Laham Patriarca greco cattolico

Il documento ricorda che il 21 febbraio tre esplosioni successive nel quartiere Mazraa della capitale siriana hanno provocato 53 morti e 235 feriti e gravissimi danni materiali “in particolare ad una scuola e ad un ospedale”.
Chiediamo alla comunità internazionale e ai Paesi più importanti del mondo di sostenere la Siria negli sforzi di dialogo, per arrivare ad una soluzione diplomatica della crisi” afferma il Patriarca.
“Lanciamo dal profondo del nostro cuore, un grido alla coscienza del mondo interno, ai dirigenti degli Stati, in particolare dei Paesi arabi, e delle istituzioni internazionali, ai militanti pacifisti, a Sua Santità il Papa e agli Episcopati del mondo cristiano” continua il messaggio. “Li supplichiamo di ascoltare la nostra voce e le sofferenze del popolo siriano. Nessuno ha il diritto di discolparsi e di negare la sua responsabilità di fronte al massacro, alle distruzioni, alle esplosioni, alle violenze, né di fronte all’odio e al rancore tra i figli della stessa patria”.
Gregorio III Laham si rivolge infine a Stati Uniti e Russia perché “proseguono i loro sforzi sinceri per il dialogo ed una soluzione politica e globale” e “a Sua Santità il Papa e ai responsabili della Santa Sede Apostolica di Roma, perché lancino un’iniziativa diplomatica della Chiesa cattolica basata sulla sua influenza spirituale mondiale”.

(Fonte: Agenzia Fides)

Libia: uomo spara nella Cattedrale …

LIBIA: UOMO ARMATO ENTRA NELLA CATTEDRALE DI TRIPOLI E SPARA AL PRETE CATTOLICO, SALVO PER MIRACOLO

È successo ieri. Un uomo armato con una scusa è entrato nella chiesa di San Francesco e ha fatto fuoco, mancando il sacerdote. Monsignor Martinelli: «Gesto sorprendente, siamo molto preoccupati».

Non c’è pace per i cristiani in Libia, bersagliati senza sosta dagli estremisti islamici. Un uomo armato è entrato ieri nella cattedrale cattolica della capitale Tripoli e ha sparato contro padre Magdi, ma lo ha mancato: «Lo voleva uccidere, ha aperto il fuoco da 2-3 metri con un Ak-47» afferma il vicario Monsignor Giovanni Martinelli, spiegando che sono in corso accertamenti da parte delle autorità.

«GESTO SORPRENDENTE». «È la prima volta che succede una cosa del genere, siamo molto preoccupati» ha aggiunto Martinelli. «Abbiamo informato le autorità, stiamo cercando di capire le motivazioni di questo gesto sorprendente». Ancora non si conoscono le generalità dell’uomo, che è entrato con una scusa nella Chiesa di San Francesco. Episodi di questa gravità erano già avvenuti a Bengasi, la capitale dei ribelli e delle milizie estremiste, nell’oriente del paese, ma mai in Tripolitania.

COPTI ARRESTATI E SUORE CACCIATE. Nei giorni scorsi circa 100 cristiani copti con passaporto egiziano sono stati arrestati con l’accusa di “proselitismo” e torturati in prigione. A metà febbraio quattro cristiani sono stati arrestati per proselitismo, che in Libia è vietato e punibile anche con la pena di morte secondo una legge della tanto odiata era Gheddafi. Inoltre molte suore sono state costrette ad abbandonare la Cirenaica, perché minacciate da bande armate di estremisti islamici, e come dichiarato da Daimasso Bruno, giardiniere del cimitero italiano a Tripoli, «non passa giorno senza che le nostre tombe siano profanate e vandalizzate».

Marzo 5, 2013 Redazione

Tempi.it

“Crimini d’odio contro la Chiesa in Europa”

«Un’ondata di crimini d’odio contro la Chiesa in Europa»

Il sociologo Introvigne denuncia l’intolleranza e la discriminazione contro i cristiani che si traducono in atti vandalici contro le chiese e simboli religiosi.

«C’è un’ondata di crimini d’odio contro i cristiani e la Chiesa Cattolica in Europa». Lo afferma in una nota il sociologo torinese Massimo Introvigne, responsabile dell’Osservatorio della Libertà Religiosa istituito dal Ministero degli Esteri, citando dati che l’Osservatorio dell’Intolleranza e Discriminazione contro i Cristiani di Vienna ha trasmesso oggi all’OSCE (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa), che sta preparando il suo rapporto annuale sui crimini d’odio.

«Nel 2011 – spiega Introvigne – sono stato io stesso Rappresentante dell’OSCE per la libertà religiosa e ho organizzato un vertice OSCE a Roma, dove si è denunciato il rischio che dalla semplice intolleranza e discriminazione l’avversione contro il cristianesimo e la Chiesa passi a esprimersi in veri e propri crimini d’odio, una categoria riconosciuta e punita dalle convenzioni europee».

«Ora – prosegue Introvigne – ci siamo. Il rapporto presentato oggi all’OSCE elenca e documenta 67 casi di crimini d’odio anticristiani in Europa negli ultimi dodici mesi, che possiamo dividere in tre categorie. Sei casi si riferiscono ad attacchi vandalici contro chiese di cui sono responsabili gruppi ultra-fondamentalisti islamici. Quindici casi si riferiscono ad aggressioni fisiche contro cristiani impegnati nella lotta contro l’aborto o ostili al matrimonio omosessuale. La grande maggioranza dei casi, 46, è costituita da attacchi genericamente anticristiani contro chiese, cappelle, statue e qualche volta contro sacerdoti. La casistica è impressionante: si va da statue della Madonna e di San Giuseppe decapitate a Fréjus, in Francia, il 26 dicembre 2012 a tre chiese bruciate nella stessa notte del 23 dicembre 2012 ad Amstetten in Austria, dall’incendio di una storica croce del XVII secolo a Strujan, in Slovenia, nello scorso maggio alla distruzione delle vetrate di diverse chiese a Duisburg, in Germania, in febbraio».

«L’OSCE – conclude Introvigne – suona l’allarme da anni. Questi incidenti sono troppi perché si possa ridurli a semplice teppismo. È in atto invece una vera campagna di odio contro la Chiesa, che si fa più intensa in occasione di controversie come quelle sul matrimonio omosessuale in Francia o di grandi eventi com’è ora il Conclave, che non resta solo al livello degli insulti perché sempre di più spinge frange estremiste a passare all’azione e perpetrare crimini d’odio».

Roma, 01 Marzo 2013 (Zenit.org)

La Chiesa rende allo Stato italiano …

La Chiesa rende allo Stato italiano almeno 11 miliardi di euro l’anno

L’8 per mille viene spesso giudicato una forma di sovvenzionamento ingiustificato da parte dello Stato. Stando alle ultime statistiche disponibili la Chiesa a fronte del miliardo di euro che riceve dai contribuenti italiani ne restituisce almeno dieci volte tanto in beni e servizi . A fare i conti è stato il giornalista Giuseppe Rusconi nel suo libro “L’impegno” (Rubettino) in cui è riuscito a quantificare con precisione quanto le attività sociali della Chiesa restituiscono alla sociatà italiana.

Ecco alcuni numeri:

– Le parrocchie aiutano in ambito sociale per almeno 260 milioni di euro annui

– Le mense per i poveri: sei milioni di pasti annui per 27 milioni di euro

– Banco alimentare e iniziative analoghe: circa 650 milioni di euro annui

– Iniziative diocesane di microcredito contro le nuove povertà: circa 50 milioni di euro annui

– Scuole paritarie cattoliche: risparmio per lo Stato di circa 4,5 miliardi di euro l’anno

– Formazione professionale cattolica: risparmio per lo Stato di circa 370 milioni di euro

– Sanità cattolica: verosimile un risparmio per lo stato di circa 1,2 miliardi annui

– Lotta contro la droga: comunità ecclesiali fanno risparmiare allo Stato circa 800 milioni di euro annui

– Lotta contro l’usura: la Chiesa dà circa 1,2 milioni di euro l’anno alla Consulta anti-usura e alle Fondazioni regionali ad essa collegate

– Volontariato: si può stimare in 2,8 miliardi di euro l’anno l’apporto annuo del volontariato cattolico

– Migranti: circa 2 milioni di euro l’anno.

– Beni culturali ecclesiastici: apporto Chiesa circa 130 milioni di euro l’anno

– Prestito della speranza: 30 milioni di euro una tantum

– Post-terremoto L’Aquila: 35 milioni di euro in 3 anni

– Post-terremoto Emilia: 13 milioni in otto mesi

– Progetto Policoro (Iniziativa per i giovani disoccupati al sud: la formazione per costruirsi un lavoro attraverso la realizzazione di nuove imprese e cooperative): un milione di euro

di Alessandro Cristofari

“Con l’acido cancellano le croci tatuate sui loro polsi”

Cento cristiani copti arrestati e torturati in Libia dai salafiti. “Con l’acido cancellano le croci tatuate sui loro polsi”

Cento cristiani copti arrestati e torturati in Libia dai salafiti. «Con l’acido cancellano le croci tatuate sui loro polsi»

I cristiani egiziani sono stati arrestati questa settimana dopo l’attacco dei salafiti a una chiesa di Bengasi. Vescovo copto: “Erano in Libia a lavorare, non a fare proselitismo”

Cento cristiani egiziani copti sono stati arresati in Libia da un gruppo di estremisti musulmani salafiti, che dopo avere attaccato una chiesa a Bengasi, li hanno prelevati con l’accusa di proselitismo. Il fatto è avvenuto questa settimana, secondo quanto riportato dal giornale egiziano Ahram Online, che cita fonti cristiane copte: «La Chiesa copta ha inviato una richiesta ufficiale al Ministro egiziano degli Esteri che ci ha riferito di avere aperto ufficialmente un negoziato con la Libia per risolvere il problema e far rilasciare i cristiani».

TORTURATI IN PRIGIONE. La notizia è stata confermata ieri dal vescovo copto Pachomios, arcivescovo di Beheira, Matrouh e Libia: «Sto seguendo la crisi con le autorità ecclesiastiche del Cairo e il ministro degli Esteri egiziano. Questo incidente è grave, i cittadini egiziani sono stati arrestati sulla base del semplice sospetto di fare proselitismo. Intanto, però, vengono torturati in prigione».

ACIDO SULLE CROCI TATUATE. Infatti, continua, i salafiti hanno rasato i capelli dei cristiani e con l’acido hanno bruciato il simbolo della croce che, come è d’uso tra i copti egiziani, avevano tatuato sul polso. Come affermato ancora dal vescovo Pachomios, «i 100 egiziani lavorano in Libia e non ha senso che si siano messi insieme per fare proselitismo tutti e 100 in un paese straniero». Anche se fosse vero che facevano proselitismo, ha affermato Naguib Gabriel, capo dell’Unione egiziana per i diritti umani, «non avrebbero dovuto metterli in prigione».

CRISTIANI IN LIBIA. La vita dei cristiani nella Libia “liberata”, dove sono circa il 3 per cento della popolazione, tutti stranieri, si fa sempre più difficile. A metà febbraio quattro cristiani sono stati arrestati per proselitismo, che in Libia è vietato e punibile anche con la pena di morte secondo una legge della tanto odiata era Gheddafi, che ora però sembra fare comodo agli islamisti. Inoltre molte suore sono state costrette ad abbandonare la Cirenaica, perché minacciate da bande armate di estremisti islamici, e come dichiarato da Daimasso Bruno, giardiniere del cimitero italiano a Tripoli, «non passa giorno senza che le nostre tombe siano profanate e vandalizzate».

http://www.tempi.it
Leone Grotti

“Preferiamo la prigione che accettare …”

Tre vescovi americani: “Preferiamo la prigione che accettare il compromesso sulla libertà religiosa di Obama”

Eclatante gesto di tre vescovi statunitensi contro l’Obama mandate che obbliga anche gli enti privati a pagare assicurazioni comprensivi di aborto e contraccezione ai propri dipendenti

Intervistati dal sito LifeSite News tre vescovi americani hanno dichiarato di preferire la prigione piuttosto che accettare l’“Obama mandate” che nella riforma della salute obbliga tutti gli enti privati, religiosi e non, a pagare assicurazioni per i propri studenti o dipendenti inclusivi di aborto e contraccezione. A parlare così sono stati Alexander Sample, vescovo di Marquette in Michigan, David Zubik di Pittsburgh e l’arcivescovo Samuel Aquila di Denver.

La questione, che dura ormai dal gennaio scorso, ha visto scendere in campo i vescovi spronati da papa Benedetto XVI. Tre giorni dopo l’annuncio del presidente Barack Obama, i vescovi hanno preso posizione per combattere per la libertà religiosa e per informare «l’intera comunità cattolica negli Stati Uniti», affinché riesca «a comprendere le gravi minacce alla testimonianza morale pubblica della Chiesa che presenta un secolarismo radicale, che trova sempre più espressione nelle sfere politiche e culturali». L’annuncio è costato al governo centinaia di denunce. Queste, però, sembrano servite a ben poco. Sebbene sulla stampa, siano uscite recentemente notizie che il governo ha deciso di scendere a compromessi, lasciando libertà di coscienza, la realtà non sarebbe proprio così. Da quel che è emerso, nel testo si parla solo dell’esenzione di enti di beneficenza gestiti dalla Chiesa. Il che significherebbe che, per rifiutarsi di pagare per contraccettivi e aborto, centinaia di ospedali e università religiose dovranno trasformarsi in enti no profit e provare la loro appartenenza religiosa. In quali termini è ancora tutto da chiarire. Si parla di esenzione dei “datori di lavoro religiosi”, ma la definizione è ambigua e rischia quindi alla fine di escludere la maggioranza degli enti religiosi. Per questo la confusione del testo che rischia di essere peggiore del precedente è stata denunciata dall’arcivescovo di Philadelphia, Charles Chaput.

NON SONO ESENTI. Non potranno fare obiezione di coscienza i proprietari di aziende, ditte o altri enti diversi da quelli no profit. Molti di coloro che hanno denunciato il governo ne stanno pagando le conseguenze. Basti pensare che la grande catena americana Hobby Lobby, di proprietà del cristiano evangelico David Green, è stata dichiarata non esente, in quanto organizzazione non religiosa, dal giudice distrettuale Joe Heaton. Da qui il ricorso alla Corte d’appello di Denver che lo ha respinto. In ultimo grado la Corte Suprema degli Stati Uniti ha scansato la richiesta di giudizio sostenendo che il ricorso non era ammissibile: il giudice della Corte Suprema, Sonia Sotomayor, ha dichiarato che molte Corti di grado inferiore sono divise in materia, insinuando quindi che la Hobby Lobby abbia ancora chance di vincere.

UN GESTO DI FACCIATA. «Il gesto meschino del governo non protegge minimamente la libertà religiosa dei datori di lavoro, il governo non ha nessun interesse a ritrattare sulla libertà religiosa», ha scritto la Alliance Defending Freedom che combatte per la tutela del primo emendamento tradito dall’amministrazione Obama.

http://www.tempi.it
Benedetta Frigerio


Copyright © 2012 -2024
Priorato di San Giorgio
Tutti i diritti riservati, salvo diversamente indicato